Fantasma, nuovo concept-album dei Baustelle

E’ da poco uscito l’ultimo lavoro dei Baustelle

Fantasma, il senso del tempo che è in noi

Il gruppo toscano ci guida in un viaggio, in bilico fra passato e presente: e il futuro?

Stavolta il tempo sembra davvero essersi fermato: il gruppo toscano dei Baustelle propone un disco in cui il grande assente, il fantasma del titolo, sembra essere proprio il tempo. Tutto si snoda come in un lungometraggio, sembrerebbe una colonna sonora per un film: thriller, oppure horror. Le atmosfere infatti a volte sono cupe come in quei romanzi gotici dove l’entità spettrale spesso non si manifesta. La sua è pura presenza in absentia, ci accorgiamo che esiste proprio perché manca.

Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini sono lo zoccolo duro della formazione, che ormai è alle soglie del ventennio di attività. Certo i richiami musicali che li accompagnano sono molteplici: dal rock al folk, dalla classica orchestrale all’elettronica colta di György Ligeti (la cui musica è spesso stata usata proprio nella cinematografia).

Di film, appunto, parlavamo. Stiamo ascoltando un concept album: ogni brano, ogni scena, è spesso divisa da un intermezzo orchestrale, abbiamo un incipit che ci introduce (Fantasma – titoli di testa) e un explicit (Fantasma – titoli di coda) che ci lascia andare.

Il lavoro è curato, l’orchestra sottolinea passaggi altamente evocativi dovuti al testo, e al contesto, denso di riferimenti più o meno velati alle tipiche tematiche preromantiche, dai cimiteri di campagna all’esoterismo, dal nichilismo alla presa di coscienza della vanità della civiltà economica contemporanea.

La modalità del canto di Bianconi è particolarmente adatta ai testi: può ricordare il canto monocorde di Giovanni Lindo Ferretti o del Battiato ancora dedito alla sperimentazione elettronica. La sua voce calda e bassa richiama quelle di certa canzone d’autore (De Andrè per gli italiani, Brel e Brassens per i francesi) a volte raddoppiata dalla malleabile estensione della voce di Rachele Bastreghi.

Il testo sembra prevalere sulla musica, al punto che il rimando al Lied tedesco è naturale. La genesi dei brani è voce e pianoforte, e successivamente il tessuto armonico viene inspessito con l’ausilio dei tratti orchestrali. Spesso la parola è dilatata per esigenze metriche.

L’effetto è quello, per così dire, dell’ascolto di un quadro impressionista: poche pennellate di colore, tratti non perfettamente decisi, indefinitezza del testo, al punto che i concetti sembrano provenire da un Altrove non dichiarato.

La melodia non è mai scontata anche su una armonia intuibile: vola come una mosca al centro di una stanza, si mantiene equidistante dalle pareti, ma impredicibile nelle sue traiettorie.

Musica eclettica, o frutto di contaminazione, come si dice oggi: l’impressionismo di Diorama, l’orchestrazione che ricorda Stravinskij e Musorgskij (Primo principio di estinzione, Fantasma – intervallo), l’elettronica terrificante delle Tubular Bells di Mike Oldfield (Orizzonte degli eventi), la canzone romana (Conta l’inverni) che si apparenta a Lella (De Angelis – Schola Cantorum, del 1973) per idioma e trama tragica e passionale, fino all’intro di Radioattività, un lungo incedere evocativo che ricorda il Preludio de L’oro del Reno, ricevuto in sogno da Richard Wagner centosessanta anni fa esatti, in quel di La Spezia, territori toscani. Come quelli dei Baustelle.

A logica conclusione di un cammino nel tempo c’è Monumentale, aggettivo riferito al cimitero: “i camposanti non hanno rimpianti” canta la voce femminile, poi doppiata da quella maschile. “Vieni all’ombra dei cipressi”; musicava così pure Schubert nel Winterreise, anche se lì c’era il tiglio, sostituto germanico del nostro albero mortuario per eccellenza. Cimitero che è città costruita dai vivi e per i vivi: ai morti non serve più.

10/03/2013  Federico De Carli

http://www.testimania.com/artista/testi_baustelle_2462/testi_fantasma_194928.html

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